La “momia Juanita” anche conosciuta come “Signora di Ampato” o “Regina dei Ghiacci” è la mummia di una ragazza inca vissuta oltre 500 anni fa. Il suo corpo rimasto praticamente intatto grazie alla permanenza nei ghiacci è una fonte importantissima di informazioni riguardo alla vita inca.
Il ritrovamento
Nel 1992 Miguel Zarate si trovava alla guida di una scalata sul Nevado Ampado a circa 6310 metri d’altezza quando, d’un tratto, notò qualcosa d’insolito. Nei pressi di una vetta ghiacciata vide delle vestigia di pietra molto ben ordinate che sembravano suggerire la presenza di esseri umani nella zona. Tornato a valle contattò l’archeologo Johan Reinhard e tre anni dopo organizzarono una spedizione di ricerca vicino alla vetta per indagare il mistero. Una recente eruzione vulcanica infatti aveva sciolto una buona parte del ghiacciaio così quando i due raggiunsero la cima dell’Ampado scoprirono qualcosa d’incredibile. Gli alpinisti trovarono statue, offerte rituali e diverse salme. Zarate e Reinhard ebbero la fortunata idea di far rotolare giù da un dirupo vicino alcuni massi e in questo modo scoprirono il luogo dove il ghiacciaio aveva trascinato Juanita, un’incredibile mummia le cui spoglie si erano conservate alla perfezione per 500 anni.
Il trasporto
Ci vollero diversi giorni per trasportare quel piccolo fagotto dalle forme umane giù a valle al villaggio di Cabanaconde. Da lì il corpo mummificato fu nuovamente congelato e trasportato all’Universidad Catolica di Arequipa per essere sottoposta ad una serie di esami.
Sacrifici umani
Il luogo che Zarate aveva scoperto sulla cima dell’Ampato altro non era che un luogo dove i sacerdoti Inca compivano sacrifici umani. Sul corpo di Juanita infatti vennero subito ravvisati i segni del sacrificio: un colpo mortale inferto sotto il sopracciglio destro. Per gli Inca le montagne erano divinità sanguinarie in grado di ucciderli con eruzioni vulcaniche, valanghe o catastrofi climatiche: era quindi necessario placarle con dei sacrifici umani. Il sacrificio più importante e più apprezzato dagli Dei-montagna era il sacrificio di un bambino: Juanita non aveva più di 12 anni.
La preparazione al sacrificio
La piccola Juanita era stata deposta in un fagottino insieme ad alcuni monili, statuette di argilla, oggetti d’oro, conchiglie, cibo, foglie di coca e una bevanda alcolica che probabilmente veniva fatta bere ai bambini prima del sacrificio per aiutare a calmarli.
Grazie all’analisi dei capelli di Juanita si è potuta stabilire la sua alimentazione e si è notato un cambio di dieta nell’ultimo anno, probabilmente veniva già preparata al sacrificio. Prima infatti veniva nutrita con verdure e patate mentre nell’ultimo anno furono introdotte proteine animali, mais e cibi destinati all’elitè.
Dove vederla
Nel 1998 la mummia venne battezzata “Juanita, la fanciulla dei ghiacci” e a lei fu dedicato un museo, il Museo Santuarios Andinos ad Arequipa. In questo museo sono conservate una serie di mummie scoperte dagli anni ’50 ad oggi in analoghi siti sacrificali inca distribuiti lungo tutta la catena andina.